Spesso è un problema, difficile da inserire nella narrazione in modo armonioso e naturale, senza strappi, senza creare problemi di comprensione al lettore. Il cambio di scena, il salto spaziale e/o temporale, è poi doppiamente arduo da affrontare se è destinato a "cadere" a metà pagina e non si può né allungare né tagliare la scena per i più svariati motivi facendo sì che capiti, come spesso accade, al cambio di pagina, e cioè o all'ultima vignetta della pagina "presente", quella da girare, o alla prima vignetta della seguente.
Un maestro come Gino D'Antonio suggerisce di effettuare il cambio di scena non alla prima vignetta della pagina successiva, ma magari alla seconda, o anche alla terza. Ma quando capita nel bel mezzo della pagina? Ecco, quello è un problema, perché il più delle volte il risultato lascia perplessi, e la soluzione che vedete qui di fianco, adottatta dal bravo Emanuele Tenderini (presumo io... ma se necessario sono pronto a dare a Patrick Weber, lo sceneggiatore, "ciò che è di Cesare") nel suo albo della serie Œil de Jade, appena uscito per Les Humanoïdes Associés, mi sembra proprio una bellissima soluzione, se non inedita perlomeno insolita. Cinematografica, semplice, efficace. Bravo. La copierò.